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Un Tortello per domarli, un Tortello per trovarli,
un Tortello per ghermirli e nel buio incatenarli...

 

Barella Baggins era un hobbit, come ce ne sono tanti giù da Frugarolo. Solo che lui non abitava a Frugarolo, ma ad Hobbiville, forse non dai dintorni di Gavi ma giù di lì, più o meno.

E Barella non era nemmeno un Hobbit normale: era una sottospecie di hobbit, ma proprio sotto sotto, insomma, era il più Un giorno, mentre viveva pacifico nel suo paese, giunse Sorlandalf, amico di Barella, un grande, possente e drupaceo Stregone, che, dopo essersi divertito alle spalle dell’hobbit, gli raccontò ciò che stava accadendo ai confini dell’oltre Po. Cioè, della Terra di mezzo.

    “Giovanni Rana, signore dell’oscurità e dei tortelli, aveva creato un Tortello, con cui voleva dominare tutti i popoli del mondo. Il problema è che un giorno, un’entità misteriosa detta amichevolmente “La Merda”, aveva rubato il tortello, e poi ‘sta merda se l’era fatto rubare dal cugino intestino, poi era capitato allo Stomaco, quindi alla Bocca, si era fatto un bel giretto intestinale, insomma. Però al contrario. Bella lì.

    Il tortello capitò poi ad un essere perverso, Moncalvollum, che se lo mangiò, poi lo cagò (è un tortello indistruttibile) e rotolò fino al tuo piatto di tortelli. Tu te lo sei mangiato. Il problema però è tirarlo fuori”.

E Barella: “Aspettare no, eh?”

“No, visto che non caghi da un mese.” disse Sorlandalf.

“Miii, lo sai che ciò le crisi interne!!! E poi scusa, ma mi controlli anche quando devo liberare me stesso?”

“Sì”

“Insomma, io ho mangiato ‘sto anello…”

“Tortello”

“E dovrei farlo uscire”

“Sì”

“Ma non ci riesco”

“No”

“E tu lo vuoi adesso”

“Sì”

“E come si fa?”

“O lo fai uscire tu o lo faccio uscire IO”

 

Dopo un giorno di mostruosi e disumani sforzi sul regale trono hobbit (il cesso), il Tortello non si vedeva ancora.

Allora Sorlandalf prese una calzamaglia e la fece mangiare intera a Barella , quindi adoperò una specie di sturacessi e lo usò nel…

    A forza di spinte, poco dopo, spuntò un lembo di calzamaglia…

“E’ fatta!” urlò Sorlandalf

    Lo afferrò e tirò, tirò, tirò…

“Uh, guarda” disse lo stregone ”c’è la grigliata di 5 estati fa!”

    Non soddisfatto, tirò fuori tutta la calzamaglia. Tra le tonnellate di cibo più o meno merdificato, spuntò lui, il Tortello!

“Ora, Barella, devi portarlo a Gran Coglione, al sicuro”

    Felicissimo dell’operazione appena riuscita, Barella partì con il mago e con il suo più grande amico, l’hobbit Pipino, detto Masini detto Gianni.

    “Gianni, sono ottimista!” gli disse Barella per convincerlo.

Ben presto, i tre incontrarono un essere immondo, viscido, ripugnante, della più orrida delle razze: un Porchemon!

    “Nooooooooo!!!!” urlarono i tre. Poi Sorlandalf si ricordò di avere un briciolo di cervello e disse all’orrido mostro: “Pensaci, o schifoso! Tu sei un assassino. E noi le vittime. Se tu ci uccidi, in quanto assassino sei riuscito a fare ciò che devi. Se noi moriamo, anche noi in quanto vittime siamo riuscite a fare ciò che dobbiamo. Ma pensaci: se ti uccidi, sei sia assassino sia vittima, ed è come se tu riuscissi due volte!”

    Furbo come una scarpa, il mostrillo si buttò nel burrone più vicino, e i due hobbit dovettero sopportare per 2 ore il mago che si gasava.

    Completamente scazzato, Masini cantò una nuova versione di Supercalifragilistichespiralidoso (con la stessa musica) per incoraggiare i compagni:

 

Noi siamo due coglioni e non ci lamentiam

simpatici e pelosi, siam qui che dondoliam.

Noi siam due compagnoni

che fa rima con coglioni.

Ti sei guardato bene, sei un coglione pure te!

 

“Fossi stato depresso mi sarei suicidato” disse Sorlandalf.

    Barella si fece una canna con la fedele erba hobbit.

 

Masini ritentò raccontando un suo sogno:

 

    “Una notte ho sognato che facevo un film: c’era uno, l’eroe, e c’erano 42 assassini che dovevano ucciderlo. Io facevo tutti e 42 gli assassini. Insomma, ‘sto eroe si scontra contro tutti gli assassini e uno per uno li sconfigge con un’arma che dà anche il titolo al film: Arma Rettale

    Poi ho sognato che ho fatto anche il seguito, ma ho chiesto di fare stavolta la parte dell’eroe. Mi hanno detto di sì, peccato che non avevo letto che Arma Rettale 2 era la vendetta dei 42 assassini contro l’eroe-poliziotto…”

   

    Sorlandalf si torturava pur di non sentirlo, e Barella cercava insistentemente un coltello.

 

Tra un insulto e l’altro, il viaggio continuava e Barella sentì un fruscio.

    “I servi di Giovanni Rana” disse Sorlandalf  “Vogliono il tortello!”

All’improvviso, apparvero 9 cavalieri a cavallo.

    “I Cavalieri Arrapati!” urlò Gianni detto Masini detto Pipino.

“Non so perché, ma secondo me vogliono qualcos’altro” disse Barella.  

    I tre cercarono di fuggire, ma per quanto corressero, i Cavalieri Arrapati poco cavalieri e molto arrapati gli erano sempre addosso, ma non abbastanza da soddisfare i loro comodi.

    Sorlandalf mise dunque un motore sul culo di Pipino detto Gianni detto Masini, e gli saltò addosso insieme con Barella, quindi azionò il motore. Che andava velocissimo, ma aveva un piccolo difetto, e Gianni lo notò subito, chissà perché: aveva una strana forma a trivella che girava, girava, girava e faceva il suo dovere di trivella fino in fondo… molto in fondo.

    Riuscirono così a fuggire, ma andavano così veloce che Barella non capì che Sorlandalf era caduto, e si ritrovarono così nella Vecchia Foresta senza Sorlandalf.

    “Vabbè, tanto era un rompicoglioni” disse Barella, e col suo amico hobbit proseguì il cammino.

Barella cantò una canzone per incoraggiare l’amico e se stesso:

 

“E Forza Italia!

Che siete tantissimi,

tanti coglioni

che votan Berlusconi

alle prossime elezioni!

E Forza Italia…

che va bene così!”

 

    Ma non servì a niente, visto che ben presto i due incontrarono una gabbia con dentro un leone: “Voglio andare a vedere!” disse Barella ed entrò. Ma il grand’uomo entrando schiacciò un interruttore e una musica partì.

    Il leone si svegliò e iniziò a divertirsi alle spalle dell’hobbit. Gianni lesse un cartello:

 

La samba di Simba e il visitatore rimba”

 

    Ma dalla foresta spuntò un Silvano poco silva e molto ano, che disse: “Salve, hobbit, io sono Tom Pompadìl”

Gianni “sonottimista” Masini rispose: “Sì, bravo, mentre ti presenti il tuo gattino sta abusando del mio amico”

    “Su, dai, lo fa per conoscerlo”

Comunque lo liberò e portò i due hobbit nella sua capanna.

“Io non mi fiderei” disse Giannimasinipipinosonottimista a Barella “anche solo per il nome”.

 

Barella vide subito molti quadri, e vide molte filastrocche appese che aveva fatto Pompadìl, una era di quando era bambino:

 

“I colori e le qualità"

 

"Arancio arancione

io sono coglione,

Turchino turchino

succhiami il belino

Feroce feroce

io sono precoce”

 

“Commovente” pensò Barella. Poi ne vide un’altra, e capì che quell’uomo era mezzo scemo:

 

“La vispa Teresa un po’ diversa"

 

"La vispa Teresa

avea tra l’erbetta

rollando una canna

più o meno perfetta.

Fumando giuliva

da locomotiva

gridava un po’ fiacca:

“Mi scappa la cacca!”

Dal bosco ululando

un lupo arrivò:

“Mi fai fare un tiro?”

lui le domandò.

“Ma lupo cattivo,

devi essere pazzo,

se vuoi fare un tiro

attaccati ar cazzo!” “

 

“Drupaceo…” pensò Barella.

    Poi ci ripensò, e capì che quell’uomo era TUTTO scemo.

 

“Ridiamo, scherziamo, cantiamo, evviva, evviva!!!” urlò Pompadìl.

    “Ma questo è tutto rincoglionito” pensò Barella.

“Tenete, guardate, leggete!” e passò ai due hobbit un foglio:

 

Se l’onorevole Zio Silvio ti è molto simpatico, leggi normalmente.

Se invece provi per lui la simpatia che meriterebbero Dentato e le pantegane di fogna sue simili leggi una riga sì e una no

 

L'Onorevole Berlusconi può definirsi un por-
tento di abilità, oltre che un uomo politi-
co di prim'ordine. Meriterebbe di essere de-
cantato con rime sacre, come ad altri è già
capitato. Meriterebbe un monumento di ster-
minata mole, che delle sue gesta desse l'e-
co indistruttibile nei secoli, sì che il fe-
lice amato nome di questo celebre legisla-
tore giungesse ai nostri amati nipoti. Scor-
giamo in lui l'uomo saggio, perciò lo sor-
reggiamo con tutte le nostre forze nel mu-
tevole clamore delle folle, levando un plau-
so a lui ed al suo partito.

 

Ogni riferimento a fatti o a persone realmente esistiti è puramente casuale

 

 

“Bella, ma chi è ‘sto Bercisconi?” chiese Barella.

    “E che ne so?” rispose Pompadìl

“Mmmmh… chi è questo Drupaceo?”

    “E’ un’entità forse malvagia che viaggia a ovest, presso le Terre Sperdute, pochi l’hanno visto e nessuno è tornato vivo per dirlo”

    “Oooooh”

“Comunque, perché siete capitati qui?” chiese Pompadìl

    “Abbiamo perso il mago nostro compagno, Sorlandalf, e ora non sappiamo dove andare!”

Dopo la parola Sorlandalf Pompadìl disse: “… Sacrilegio! E ora tu, Portatore del Tortello, e tu, uomo dalla forma gnomica…”

    “Grazie al cazzo” rispose Gianni.

“Tu e tu!” continuò Pompadìl.

    “Dire “voi” fai fatica?”

“Tu, Barella… tu andrai a nord, sui monti Crvzghptrmnnnssfrtklzdfrt!”

    “Non ho capito l’ultima” disse Barella.

“E tu” disse a Masini detto Pipino detto Gianni detto Sonottimista tu partorirai con dolore!”

    Ma alla finestra comparì il nonno di Pompadìl che disse al nipote: “Se – se – sei u - un drogato!”

Di colpo Tom andò ad abbattere suo nonno. Mentre gli strappava la pelle pezzo per pezzo, Gianni e Barella ne approfittarono per scappare.

 

    Stavano camminando da un bel po’ quando Masini disse al compagno: “Sai una cosa… non saprei chi votare alle prossime elezioni…”

    Come per magia, i due videro su un muro un manifesto che faceva pubblicità politica...

 



Ma non era l’unico…


 

“Guarda, Gianni, siamo a Brea” disse Barella.

“E’ vero… magari troviamo Sorlandalf alla locanda” disse Masini.

“Quale locanda? No… non quella! Non quella!”

“Sì”

“NOOOOOOOOO!!!”

“Sì”

    E portò di peso l’amico alla locanda, “Al puledro Inculato”, questo era il nome. Ma perché Barella si rifiutava di andare alla locanda? Aveva un triste ricordo di quando aveva girato un film proprio in quella locanda.

    Questo film parlava di due fratelli, Felice e Fortunato. Barella faceva Fortunato. I due lavoravano alla serra della locanda, e Felice lavorava di notte, Fortunato di giorno. Quando dormiva, Fortunato sentiva sempre molti rumori, proprio dalla serra, e gli pareva di sentire la voce del fratello e un giorno che si dovettero scambiare i turni, venne notte, e quindi il turno di Fortunato, il nostro eroe hobbit. Mentre era chinato a mettere a posto dei vasetti, sentì dietro di sé qualcosa o qualcuno che si divertiva alle sue spalle.
Il titolo era anche la sua battuta finale: “Chiedimi se sono Felice, prima!”.

    Alla locanda, i due incontrarono un amico di Sorlandalf, Corradagorn, un uomo molto drupaceo, che disse ai due: “Il Tortello… ce l’hai sempre, vero?”

“Come fai a sapere del Tortello?” disse Barella.

“Io so molte cose, e so anche che hai perso il mago Sorlandalf, anzi, ho qualcosa di suo per te”

    E così dicendo, gli diede un biglietto, che Barella lesse: “Sono in grave pericolo, prigioniero di Guidaruman, ma non ti preoccupare, e pensa solo ad arrivare a Gran Coglione con l’aiuto di Corradagorn, quello che t’ha dato il biglietto, altrimenti ti faccio un culo così. Con affetto, Sorlandalf”

    “Qui non siete al sicuro, hobbit, il Signore dei Tortelli, Giovanni Rana, sa dov’è il Tortello e i Cavalieri Arrapati vi troveranno presto, dovete scappare” aggiunse Corradagorn.

    I due si fidarono dell’uomo e lo seguirono. Anche se ogni tanto Barella dovette sottomettersi ai comodi di Corradagorn, il viaggio proseguì senza problemi fino a Culo al Vento, dove fecero un brutto incontro…

    “AAAAAIIIIEAAAAAAAAAUUUUAAAAARRRRGGGGH!!!!” urlò qualcuno o qualcosa, e dalla foresta spuntò un grande nemico: il più grande lottatore rumeno di wrestling del mondo: Ruttunculu!

    “UAAAAA! AAAAA!!!!” continuò.

“Che c’ha da urlare, ‘sto pirla?” chiese Masini all’amico hobbit.

    Spaventato, Barella rispose: “Ruttunculu è il terrore di Culo al Vento. Non sa parlare, urla e basta…”

“AAAAAAAAAIIIIIEEEEEEEAAAARRRRRGGGG!!!!”

    “Appunto” continuò Barella “nessuno si è mai salvato, la sua forza è terrificante”

“Cosa facciamo?” chiese Masini.

    “Vado, l’ammazzo e torno” disse Corradagorn.

E gli saltò addosso con la spada… anche se non usò proprio la spada… ma qualcos’altro… comunque gli saltò addosso.

    Dopo una dura lotta… che sembrava una lotta… ma non era una lotta… Corradagorn vinse e proseguì con i due hobbit.

    Dopo un po’ di strada, i tre sentirono ancora un fruscio…

“Penso di sapere cosa sono…” disse Barella.

    Infatti, dall’oscurità uscirono i 9 Cavalieri Arrapati: in un attimo, Barella, GianniSonottimistaPipinoMasini e Corradagorn fuggirono, inseguiti dai Cavalieri. Nonostante fossero a piedi, riuscirono a tenerli a distanza, ma vicino ad un fiume un Cavaliere raggiunse Barella e lo baciò, e l’hobbit ebbe una reazione amichevole: “Ma che schifo, ma sei una cacca, ma sei orrendo, mi fai schifo, mi fai pena, sei un lurido bavoso, mi fai vomitare, brutto gay arrapato di merda…” e crollò a terra.

    “E’ avvelenato, dobbiamo portarlo a Gran Coglione, ma come?” disse Corradagorn.

Ed ecco che dal nulla sbucò Capelnrod, supremo elfo di Gran Coglione, che con un semplice gesto raccolse tutto il letame del mondo (compreso quello di Moncalvollum) e lo usò per sommergere i Cavalieri Arrapati.

    “Fa un po’ schifo, ma è bello da vedere” disse Gianni.

“Vuoi provare?” chiese l’elfo

    “Non in questa vita”

Capelnrod portò Barella a Gran Coglione e lo fece curare, e ben presto l’hobbit guarì e incontrò di nuovo Sorlandalf.

    “Bravo ragazzo, hai fatto una montagna di cazzate, ma sei riuscito a venire fin qui.

Ti dovrei pestare a sangue, ma sono bravo e non lo faccio. Domani, alle 9, fatti trovare nella Grande Sala per il Consiglio” gli disse Sorlandalf.

    La mattina seguente Barella sedette al tavolo del Consiglio: lì vide, oltre a Capelnrod, Sorlandalf e Corradagorn, un altro elfo, un altro uomo e un nano.

    “Barella, posa il Tortello sul tavolo.” disse Capelnrod “e ora” continuò “dobbiamo decidere cosa farne, di questo Tortello”.

    Il nano si lanciò famelico sul tortello, ma Corradagorn con un calcio nelle zone drupacee lo fermò. Mentre il nano rantolava per terra, si decise di mandare Barella, il Portatore del Tortello, fino a Merdor, la terra oscura del Signore dei Tortelli, Giovanni Rana, per distruggere il Tortello dandolo da mangiare all’essere drupaceo che abitava nel Monte Peto.

    “Ma non partirai da solo” disse Capelnrod a Barella “ma avrai con te 7 compagni: Corradagorn e Sorlandalf li conosci già, ma ti aiuteranno anche l’elfo Leghiolas, l’uomo Bertomir e (molto ma molto meno) il Nano Dentato”.

    Al nome Dentato partì una scoreggia paurosa.

“Ma così sono 6! Voglio venire anch’io!” disse Masini.

“E va bene” fu la risposta di Capelnrod.  Venne così formata la Compagnia del Tortello.

 

    La Compagnia si mise in viaggio verso le montagne, e le prime giornate passarono allegre, visto che ognuno usava Dentato per i propri porci comodi, ogni volta che il Nano cercava di sbafarsi il Tortello, ma le tempeste di neve bloccarono i 7. Per di più venivano spesso attaccati da eserciti di uccelli con armi mooooolto naturali e mooooolto posteriori.

    “Sentiamo un po’ di radio, che ne dite?” disse Bertomir accendendo la radio.

 

Buongiorno, amici, benvenuti al “Caso Drupaceo” dal vostro Pertufratustantifattemmiccandostradi, per gli amici Ugo.

Di cosa ci occupiamo noi? Della drupaceità e dintorni, e insieme a don Luigi parleremo dei problemi del mondo, senza dimenticarci di quella punta di drupaceità che fa intelligenza.

Dunque, don Franceschi…

“Luigi” disse il prete

Va bene, don Saluzzi, allora, oggi parliamo delle leggi razziali…

Sì, insomma, quando andate ai semafori e ci sono i lavavetri, che vi costringono a pagarli, pensate a tutti i lavoratori neri in nero… pensate al campionato, tutti i giocatori africani… ci sono anche i brasiliani neri, tipo Pelè…

“Che cosa c’entra?” disse una voce da un microfono

Be’, cioè…

“Che cosa stai dicendo?”

Per esempio che… ma sentiamo il parere di don Ubaldi…

“Luigi”

Sì, don Andaletti, ci dica, cosa pensa delle leggi razziali.

“Penso che sia giusto che ogni uomo di qualunque razza abbia gli stessi diritti di…”

(che palle) Grazie per l’intervento, don Scazzi…

“Luigi”

Appunto, don Ferdinandi…

“Io sarei sempre Luigi…”

Giusto, ha perfettamente ragione, don Albertarelli.

“Ecco, io volevo concludere l’intervento dicendo che spesso soprattutto gli asiatici…”

Chiamata in linea, pronto? Vuole fare un intervento sulle leggi razziali?

Una voce si sentì: “Sì, ecco, so’ Er Tigre e trovo che ‘ste leggi nun sono er massimo, nun so che cazzo stanno a fa’ alla FederCalcio, ma penso che quegli ‘nfami nun meritano artro che la retrocessione, me stanno sulle palle in un modo pauroso, inzomma, sono bianco - celesti ma nun me devono vince ‘o scudetto ner 2000, meno male che l’anno dopo è stato l’anno della Maggica! A Totti facce sognà!”

Sì, ecco, le leggi razziali…

“Già, già, inzomma, vabbè che Mihajlovic è tornato, ce stanno Corradi, Stam, Peruzzi, ma solo perché la Lazio ha venduto Nesta e Crespo… AH FIGC! Nun dovete sta a fa’ ste leggi laziali! AHO’!”

No, ma scusi leggi razziali…

“Inzomma, me dovete fa’ oltre alle leggi laziali anche le leggi romaniste!”

Scusi, ma le leggi sono razziali, non laziali…

“Ah sì? Ah, vabbè, ciao”

Sì… ecco… buona sera a tutti, un saluto a don Granceletti…

“Luigi”

Sì, ecco, insieme a don Ghiaccetti vi saluto dandovi appuntamento a domani con “Il caso Drupaceo”…

 

“Da oggi ho scoperto la radio-spazzatura” disse Leghiolas.

“A me basta aprire la tavoletta del cesso, becco tutte le frequenze…” disse Corradagorn.

“FM, FW…”

“Scherzi, ti riempio la testa con tutte le radio del mondo. Mi manca un programma giamaicano imperdibile, però”

“Ma pensa che peccato”

 “ “C’è canna per te”, un programma molto seguito, ne fanno uno simile anche in Italia, chi è che lo conduce?… Non mi ricordo… ah, sì, la De Filippi… il marito di Costanzo…”

 

    Il tempo peggiorò, e una frana bloccò davvero i 7.

“Barella, a te la decisione, visto che sei portatore del Tortello” disse Sorlandalf.

    “Passiamo dalle miniere di Merdia” fu l’intelligentissima risposta.

Bertomir avrebbe voluto strapparsi gli attributi personali, ma né Leghiolas, né lo stregone, né Corradagorn, né Masini riuscirono a convincere Barella di aver fatto una scelta un tantinello cazzosa. Solo Dentato era felice, perché così riusciva sia a rivedere le antiche case del suo popolo sia a ficcarsi nella merda, che tanto per una i non cambiava niente.

    Arrivati all’entrata, o a quella che doveva essere l’entrata, i 7 capirono che era stata nascosta. Ma la trovarono: videro un ingresso di una grotta buia, ed entrarono.

    “Sìììì, è qua, sono sicuro!” disse Sorlandalf

 

“Minchia, che puzza di merda” disse Bertomir

“Sarà Dentato” rispose Leghiolas

    Una scoreggia si sentì.

“Infatti” disse Barella “Guarda, se ne fai un’altra ti uccido”

    Dopo un po’ di strada, si sentì strombazzare leggermente.

“Però fai schifo, te l’avevo detto di smetterla” disse Barella.

“Non sono stato io” gridò il Nano.

“E allora chi è stato?”

“Zitti!” disse Leghiolas “Non sentite un rumore?”

    In effetti, sentirono un’altra strombazzata leggera… ma che piano piano cresceva… cresceva… cresceva…

“Noooo” disse Sorlandalf

    E in un attimo i 7 vennero portati via da un uragano, e l’aria era piena di fortissimi tuoni che facevano un casino orrendo.

    Erano entrati nel culo di un Gigante. E non è una bella cosa.

 

“Venite, non preoccupatevi, è qua, sono sicuro, ma vaffanculo, va’!” disse molto educatamente Corradagorn a Sorlandalf.

“Che schifo! Sono entrato nel culo di un Gigante!” disse Leghiolas.

“Guarda, non vedo l’ora di rifarlo, vecchio rincoglionito!” disse Bertomir.

“Mi ha bloccato la crescita!” disse Barella. Un attimo dopo, i due uomini, il mago, Dentato e l’elfo si rotolavano per terra ridendo come dei malati di mente. Dentato, però, non l’aveva capita, e si rotolava e basta, come è sua abitudine. Con un po’ di inventiva, anche un pezzo di terra può diventare uno dei suoi amati laghi di merda.

Dopo un paio di minuti, Dentato disse: “Non so perché, ma là dentro io mi sono trovato bene”

“Grazie al cazzo, eri nel tuo hhabbbitatt naturale! Per te è un sogno vivere nella merda!” rispose Corradagorn.

Dopo aver pestato a sangue Sorlandalf, la Compagnia proseguì, diretta finalmente davvero verso le miniere di Merdia.

“Sentiamo cosa c’è in radio” disse Bertomir.

 

Ecco, l’argomento del giorno è l’AIDS… chiediamo un parere al nostro ospite nuovissimo: don Arfugi.

“Luigi… comunque io penso che l’AIDS sia…”

Grazie, veramente grazie, si sta scoprendo anche un ritorno alla verginità, insomma, ci sono molte più ragazze che non la danno mai. Lei cosa ne pensa, don Arranda?

“Luigi… insomma, io sono felicissimo”

Io un po’ meno.

“Si ritorna finalmente alla purezza, dopo gli anni oscuri del passato”

Be’, c’è chi s’è divertito. Comunque, parliamo delle leggi contro l’AIDS: regole per rimanere sani.

Ma c’è una chiamata in linea, chi parla?

“Ah Ugo! So’ Er Tigre! Vojo dire che siete dei brutti mignottari di parte!”

Brutti a chi?

“A rigà! Nun ve state a vergogna’? Siete proprio dei fascisti! Perché dovete sta’ a parla’ contro li Democratici di Sinistra, li DS…”

Sì, ma che c’entra con le leggi contro l’AIDS?

“Come, che c’entra? AHO’! Che te fumi, l’erba hobbit? Voi state a parlà di leggi contro i DS, ‘nfami! E’ ‘na vergogna!”

   Sì, molto felice di averla conosciuta, arrivederci…

“E poi…”

ARRIVEDERCI.

“Ma lei…”

VAI AL DIAVOLO!!!

Signor Demicheli…

“Luigi”

Va bene, grazie a don Giuseppi…

 “Luigi…”

E signor Ingroppi, io cos’ho detto?

 Comunque ciao a tutti e arrivederci!

PS: ultimo consiglio, rivolto al mondo intero: mangiate merda. Miliardi di mosche non possono essersi tutte sbagliate.

 

“Sempre meglio” disse Corradagorn

“Gran radio” aggiunse Leghiolas

“Soprattutto se pensi che esiste Radio Padania”

“La radio del futuro”

“Comunque a volte penso…”

“Ti riesce anche questo?”

 

“Toh, un’ape piccolina, tenera…” disse Corradagorn “mi viene in mente una poesia:

 

Ode all’ape

O ape, ogni giorno voli di fiore in fiore,

prendi il nettare migliore

e lo porti all’alveare.

E ogni giorno voli di fiore in fiore,

prendi il nettare migliore

e lo porti all’alveare.

E così via, a volare di fiore in fiore,

prendendo il nettare migliore

 per portarlo all’alveare…

O ape… lo sai che fai proprio una vita di merda?”

 

“Non ho capito la fine…” disse Barella

“Io nemmeno l’inizio” disse Leghiolas

 

    Arrivati dunque alla vera entrata delle miniere di Merdia, i 7 entrarono, e il buio veniva illuminato dalle chiappe lucidate di Dentato, felice anche perché tornava nelle sue terre d’origine.

    Ma la felicità durò poco, perché vide, affondati nel fango, tantissimi maiali nani (suoi partenti), tutti ridotti a porchetta, salsicce, prosciutti e bistecche… Li chiamava uno per uno, ma alla fine gli altri, scazzati, riuscirono a riportarlo sulla strada. La Compagnia del Tortello procedeva nelle grotte, e a un certo punto, Barella chiese a Sorlandalf come mai non si era fatto più risentire da quando l’avevano perso.

    “Ora te lo racconterò, scassa cazzo d’un hobbit:

 

Quando non vi ho più visto, mi sono diretto a Anengard per chiedere un’alleanza con il grande stregone Guidaruman, ma ben presto mi sono accorto che anche lui era passato al lato oscuro della Forza, soprattutto quando mi ha detto, con quella maschera nera addosso: “Skywalker! E’ tempo che i guerrieri Jedi vengano spazzati via! Ora morirai! Temi il potere del lato oscuro della Forza!” E io: “Ma Darth Fener, io sono tuo figlio!”

E ci abbracciammo piangendo. Mancava solo la De Filippi. E Totti. Che un coglione ci sta sempre bene.

Vabbè, poi mi disse che mi avrebbe ucciso, così, per simpatia.

E io con altrettanta simpatia, gli piantai un bastone su per il culo. Lui se lo tolse con la magia, e mi fece la stessa cosa con un ombrello, stavolta. Però lo riempì di peperoncino. E a dirla tutta, lo aprì pure, l’infame, poi tirò via lentamente…

Così, dopo esserci rovinati il culo a vicenda, Guidaruman mi afferrò con la magia e mi rinchiuse sul tetto del palazzo, ma io riuscii a fuggire con un aereo. Solo che quel fottutissimo aereo la prima volta arrivò quando ero chinato ad allacciarmi le scarpe (Mamma ho preso l’aereo?), la seconda arrivò da dietro (Mamma ho ripreso l’aereo?), e quando finalmente sono salito, ho visto l’aereo pieno di giocatori di football americano e ho pensato a cosa sarebbe successo se fossi precipitato su un’isola deserta senza divertimenti insieme a loro (Mamma ho preso anche i passeggeri?). Vabbè, sono scappato, ho chiesto aiuto via internet ma sono sbucati dallo schermo un casino di porchemon che hanno cominciato a divertirsi alle mie spalle. Per salvarmi ho fatto uscire dal computer Rambo, che mi ha sì salvato dai Porchemon… però, come è uscito dal computer… così è rientrato… ma non nel computer… ma poi non è che lui dava fastidio, era quel cacchio di bazooka, che faceva male, ma molto male. Poi, vabbè, sono andato a Gran Coglione, dove ti ho incontrato di nuovo”.

 

    I 7 proseguirono il cammino e arrivarono nel Cesso dei Re, il gabinetto del Re dei Nani. Masini usò il cesso per i suoi comodi, e tirò la catena…

    Sorlandalf sentì il casino infernale dello scarico e afferrò la testa dell’hobbit, la schiaffò nel water e tirò la catena.

“Che diavolo hai fatto!?!”

“Uè, capo’, anch’io c’ho le mie esigenze posteriori…”

    Sorlandalf lo rituffò nel water.

“Complimenti, ora tutti sanno che ci siamo!”

“Chi?” chiese Barella

“Gli Orchetti!”

    Una freccia si piantò nel muro vicino al faccione di Dentato.

“Che sfiga!” dissero gli altri.

“Già, maledizione, ci attaccano!” rispose Dentato.

“Veramente non l’abbiamo detto per quello…”

 

    Ben presto si accorsero di non poter resistere, e fuggirono via.

    Arrivati a un ponte, i 7 cercarono di attraversarlo, e tutti ci riuscirono, tranne Sorlandalf che per l’età rimase un po’ indietro. Ma era quasi arrivato alla fine quando vennero attaccati da un mostro di lava, ma era una lava strana: era verde; oltretutto, era anche bruttissimo e aveva una cravatta verde. Non si sa se avesse proprio TUTTO verde.

    E il mostro disse: “Terroni! Voi che a Roma Ladrona rubate e basta, devo dirvi una cosa, a nome di tutti noi Padani, uomini del nord, noi che ce l’abbiamo sempre duro, con la nostra maschia possenza Padana! Io, il mostro Umberto, vi dico: buttate nel cesso il tricolore!!!”

    E fece crollare il ponte, peccato che lì sopra c’era anche lui, ma in fondo era un mostro Padano, è normale che pensi così (cioè alla cazzo).

    Però fece una cosa santa: infatti precipitò anche Sorlandalf; mentre cadeva, il mago guardò in basso e vide che cadeva in un burrone, ma poi vide meglio e capì: “No, non di nuovo… un altro buco del culo di un Gigant…” ma non riuscì a finire.

   

    Disperati, gli altri della compagnia riuscirono comunque a salvarsi e a scappare da Merdia, ritrovandosi di nuovo all’aperto, con l’aria pura. Anche se con Dentato tra le balle non era un gran vantaggio.

    I 6 erano felicissimi per essersi liberati di quell’infernale rompicoglioni, e Bertomir accese la radio:

 

Ciao a tutti sono Alberto DJ!!!

Ora il piatto forte del programma: due che lavorano per una grande organizzazione criminale di New York: Gin e Fizz, i gangster!

 

“Ciao Gin” dice Fizz

“Ciao Fizz” risponde Gin

“Come mai hai la pancia bendata e insanguinata? Cos’è successo?”

“Te lo dico dopo, Fizz. Piuttosto, com’è andata la rapina in banca?”

“Male, Gin. Avevo nascosto il mitra in una custodia da violino, poi ho preso un autobus, ma quando ho fatto la rapina, nella custodia c’era un violino, devo averla scambiata con qualcuno nell’autobus. Ma ora dimmi, cosa ti è successo?”

“Sono andato a un concerto per violino”

 

“Ho sentito di Jack, l’hai fatto uscire di galera, Gin”

“Sì, e da quando è uscito mi vuol bene come ad un fratello”

“Come mai era dentro?”

“Aveva ucciso suo fratello”

“Eh, ti vuole bene Jack, e vuole bene anche a tua moglie”

“Soprattutto a mia moglie”

“Chi non vuol bene a tua moglie?”

“Già, un po’ tutti vogliono bene a mia moglie”

“Ricordo la prima volta che l’ho visto: era appoggiato a un bancone nel bar”

“Io la prima volta che l’ho visto era nudo nel mio armadio”

“In quello di destra?”

“No, in quello di sinistra, in quello di destra ho conosciuto Tony”

“Comodo avere due armadi”

“Mia moglie vuole anche il terzo”

“Quando guardo Jack rivedo mio figlio”

“Io quando guardo mio figlio rivedo Jack”

 

“Vlady?”

“E’ caduto da un palazzo di cento piani”

“E’ morto?”

“Non ancora”

 

“Larry?”

“Lo sto torturato piano piano”

“Come?”

“Gli ho regalato l’abbonamento dell’Inter”

 

“Ehi Fizz, perché mi hai chiamato?”

“Mi hanno detto che hai fatto la spia”

“Chi te l’ha detto?”

“Non posso dirtelo, farei la spia”

“Hai già fatto la spia: mi hai detto che ti hanno detto che ho fatto la spia”

“Chi te l’ha detto?”

“Una spia”

“Vuoi dire che c’è una spia che mi spia mentre faccio la spia”?

“Non so… potresti spiarlo”

 

“Ehi, Gin, è un’ora che ti aspetto. Dov’eri?”

“Ero qui fuori, che stavo discutendo con un vigile per una multa. Non voleva capire che siamo in un paese libero e che ognuno ha i suoi diritti”

“E doveri”

“Ero qui fuori, che stavo discutendo con un vigile per una multa. Non voleva capire che siamo in un paese libero e che ognuno ha i suoi diritti”

“E doveri”

“Ero qui fuori, che stavo… ”

“Ho capito! Il mio “doveri” era inteso come diritti e…”

“Doveri”

“Qui, fuori, imbecille, che ti aspettavo da un’ora!”

 

“Hai saputo che Flako non ha retto?”

“Ah, ecco perché non l’ho mai visto andare in bagno…”

 

“Anche questo canale non è male” disse Leghiolas

“Sempre meglio di Radio Padania” disse Corradagorn

 

    La Compagnia proseguì, giungendo fino a Buliciorien, dimora degli Elfi.

“Il nome già non mi piace” disse Bertomir

“Magari a Dentato un po’ di più…” disse Corradagorn “Ah, Bertomir, tieni, questo è il mio regalo di Natale”

“Grazie! Perché non me l’ha dato lui?”

“Chi?”

“Natale!”

“Forse non ci siamo capiti: questo regalo è mio”

“Allora tienilo, scusa, se è tuo”

“No, non hai capito… questo è il mio regalo di Natale”

“Natale ti ha fatto un regalo e tu lo ricicli a me?”

“Ehi, Bertomir, quando compi gli anni?”

“A Maggio”

“Buon compleanno!”

“E per Natale?”

“Ci penserò, tanto lui li compie ad Agosto”

 

    A Buliciorien i 6 incontrarono una prima difficoltà: un Elfo che non voleva farli passare.

“Potete passare, ma non Dentato, è un Nano”

“Oltretutto è anche obeso…” disse Leghiolas

“E anche abbastanza rompicoglioni…” confermò Bertomir

“E poi ha commesso l’atroce sbaglio di esistere…” disse Corradagorn

“Comunque, perché non può entrare?” disse Barella

“Però vi capisco” disse Masini

“Non può e basta. E’ vietato l’ingresso a qualunque Nano obeso rompicoglioni, che esiste e con amici che capiscono chi non lo vuole”

“Ah” disse Dentato

“Comunque, giusto per la vostra missione, faremo uno strappo, e potete entrare con il vostro botolo” disse l’Elfo

    La Compagnia si diresse verso la reggia del re e della regina degli Elfi…

“Aspettate” disse l’elfo “ecco il guinzaglio…”

“Ce l’hai un modello da botolo?” chiese Barella.

“Perché, da maiale geneticamente modificato con faccia ripugnante ed evidenti problemi intestinali di incontinenza mista a stitichezza, racchiusi in un elegante corpo da lottatore di sumo impreziosito con faccia che potrebbe bloccare la crescita di molti bambini, non va bene?” chiese l’elfo.

“Ah…” disse Barella continuando verso la reggia.

“Però” continuò “in effetti la crescita Dentato me l’ha bloccata… chissà da quanto…” disse Barella

“Forse prima che nascesti” disse Corradagorn.

“Ma stai zitto, che sei alto un metro e un cazzo…”

“Se è uno dei miei sono a posto ”

“Io invece mi preoccuperei, fossi in te”

“Se dovessi fare i miei bisognini potrei innaffiare San Siro!”

“Posso portare qualunque cosa senza usare le mani!”

“E se io vado in spiaggia, non m’abbronzo”

 

“Salve, sono Massaglieborn, re degli Elfi” salutò Massaglieborn

“Salve a nome di tutta la Compagnia, o re, e un saluto anche alla regina” rispose Leghiolas

“Grazie, Leghiolas” disse la regina

“Potrei sapere il nome della regina?” chiese Bertomir

“Traversadriel” disse la regina

“Ah…”

“Sappiamo della vostra missione” disse il re “e vi daremo due barche per attraversare il fiume e giungere così a destinazione”

“Grazie, Massaglieborn” disse Leghiolas

“Le due barche le troverete al porto, ora andate!” disse la molto femminile Traversadriel

“Grazie ancora, arrivederci!”

 

    Arrivati al porto…

“Dove sono le barche?” chiese Bertomir

“Beh, se per barche intendi pezzi di legno legati con uno spago, eccole” disse Corradagorn

“Miiii, ma quanto so’ strunzi sti re!”

    Saliti sulle barche, per miracolo riuscirono a farle andare, in una stavano Barella, Masini e Corradagorn, nell’altra Bertomir e Leghiolas. Dentato era legato ad una zattera tipo Chicco legata alla barca. Era meglio per tutti.

    Dopo tre giorni, la Compagnia sentì un rombo aumentare… aumentare… aumentare…

“Le cascate!” urlò Leghiolas

“Cercate di remare!” urlò Corradagorn

“Ce l’abbiamo quasi fatta!” gridò Bertomir

    In quel preciso istante le barche saltarono giù, e con loro i 6.

“MA VAFFANCUUUUUUULOOgridò Corradagorn

 

    Leghiolas rinvenne solo, sulla spiaggia…

“Dove… dove sono gli altri?” disse

“Guarda, non lo so, ma se alzi il culo ne hai trovato uno” disse Bertomir

“Bene, sei qui, ora mancano Dentato…”

“Aggiungerei un “evviva” “

“… Masini, Barella e Corradagorn”

“Cerchiamoli, allora”

    Trovarono Barella poco distante, impigliato a un cespuglio.

“Per lui è già tanto” disse Leghiolas, e lo tirò giù.

“Sai dov’è Masini?” disse Bertomir

“No” rispose Barella “bisogna trovarlo, ora almeno siamo in 3”

    Sulla spiaggia rividero anche Corradagorn, che stava cercando anche lui gli altri.

“Mancano Dentato e Masini” disse “Masini so dov’è: l’ho visto mentre un bel po’ di Orchetti lo portavano via. Non li ho rincorsi perché loro erano a cavallo ed erano troppi”

“Hai fatto bene, ora andiamo tutti a cercarlo. in che direzione sono andati?” chiese Bertomir

“Verso le rovine, penso… Comunque temo che ora lo staranno usando per i loro porci comodi”

“Facci strada… Andiamo a salvarlo”

“E Dentato?” chiese Barella

“Ora è più importante salvare Masini” disse Bertomir

 

    I 4 videro gli Orchetti addormentati, ma Gianni detto Masini detto Pipino detto Sonottimista era ancora legato, ma quando vide gli amici urlò: “Grazie, siete venuti a salvarmi!”

    Gli orchetti si svegliarono, videro i 4 e li attaccarono.

“Idiota!” gli disse Corradagon, e si buttò nella mischia, assieme a Bertomir e Leghiolas. Anche Barella si difese con la spada di Sorlandalf.

    Gli orchetti erano troppi, ma i 4 riuscirono comunque ad ucciderne molti, ma ben presto furono costretti a difendersi dietro a dei grandi massi, usando ciascuno il proprio arco, Barella, ferito, si riposò.

    Leghiolas era con Barella, in un altro masso stavano Bertomir e Corradagorn.

Una freccia colpì Bertomir: “Ah! Mi hanno preso! Ma posso continuare!” e continuò a lanciare frecce.

    Colpito di nuovo: “Ah! Mi hanno preso, ma posso continuare!” e continuò a lanciare frecce.

“Ah! Mi hanno preso, ma posso continuare!... Ah! Mi hanno preso, ma posso continuare!... Ah! Mi hanno preso, ma posso continuare!... Ah! Mi hanno preso, ma posso continuare!...”

    “E che palle!” disse Corradagorn, e lo falciò in due.

 

    L’attacco degli orchetti sembrava non finisse mai, e Corradagorn e Leghiolas non bastavano a difendere, con Masini legato, Barella ferito e Bertomir morto.

“Chissà poi perché è morto…” disse Leghiolas, abbastanza incazzato.

    Ma ecco… dal bosco arrivò un essere… anche gli orchetti smisero di combattere… era un essere orrendo… la puzza sembrava conosciuta a Leghiolas…

“Dentato…”

“Sì” disse il nano, e cominciò a gonfiarsi, a gonfiarsi, a gonfiarsi… e quindi si svuotò, con una immensa scoreggia. L’onda atomica rase al suolo l’intera zona, distrusse ogni cosa e soprattutto spazzò via tutti gli orchetti.

    Dentato ci rimise la pelle ma riuscì, non so come, a salvare gli altri, che si svegliarono poco dopo. Corradagorn, Leghiolas, Barella e Masini si ritrovarono insieme, felici per essersi tolti dalle balle il nano… ma poi capirono che se erano vivi lo dovevano al suo grande sacrificio, con cui mostrò la sua drupaceità… quindi lo mandarono solo affanculo.

    Ma la strada per la rocca del Signore dei Tortelli, Giovanni Rana, era ancora lunga, e si doveva passare per forza attraverso le Terre Sperdute.

    Era già un po’ che camminavano, quando arrivarono ad un enorme piano circondato da montagne, con una stretta entrata e una stretta uscita. Non appena furono al centro del piano, i 4 videro due frane che bloccarono le aperture.

    In trappola, sentirono un tonfo dietro di loro. Si girarono, e videro un mostro enorme, senza forma. Ma terrificante.

“E’ lui” disse terrorizzato Corradagorn

“Chi?” chiese Barella

“La Drupaceità…”

 

    Infatti il mostro era l’essenza stessa della Drupaceità, un essere orrendo ma drupaceo, drupacissimo, drupacevolissimevolmentissimamente drupaceo. Ma proprio drupaceo, ma tanto tanto drupaceo.

    In un attimo, Gianni morì, senza che nessuno avesse nemmeno il tempo di capire qualcosa. Leghiolas lanciò una freccia, ma sparì nell’aria. Il mostro era ovunque e da nessuna parte allo stesso tempo.

    I 3 cercarono di fuggire.

    Leghiolas disse: “Dobbiamo cercare di metterci al rip…”. Un secondo dopo la sua testa rotolava via.

“Cazzo!” urlò Corradagorn. “E ora che facciamo?”

“Non lo so!” disse Barella

    E continuarono a correre in tondo. Ma non avrebbero continuato. La Drupaceità minacciava sempre i 2.

    Stavano correndo quando qualcosa prese al collo l’uomo, quel qualcosa diventò una corda e un attimo dopo Corradagorn penzolava appeso al niente.

    Barella capì di essere solo. Incredibile com’era intelligente.

“Il Tortello…” disse prendendolo tra le mani. Qualcosa tagliò in due Barella. “Il… Tortello…” ripeté. Poi morì.

    Il Tortello venne mangiato dalla Drupaceità. Non si sa quando fu libero di nuovo. Visto che non si sanno i tempi intestinali della Drupaceità. Spero solo che non sia stitica. Il Tortello capitò a qualcun altro, forse a un altro hobbit, amico di un altro mago, con un altro ancora hobbit, più altri due uomini, un altro elfo e un altro nano. Che comunque meglio di Dentato sarà. Oppure sarà capitato a Giovanni Rana, il Signore dei Tortelli. Colpa mia. Quando vi sarete rotti i coglioni di fagottini ripieni, saprete con chi prendervela.

 

    In ogni caso, la Drupaceità aveva vinto ancora.

    Perché la Drupaceità è roba drupacea.

    I 7 non erano drupacei.

    E poi il massacro è venuto bene.

    Meglio de Rambo.

    E anche di Jeeg Robot d’acciaio.

    Perché ho voluto fare il finale diverso.

    Che palle i finali belli, felici, vincono sempre i buoni.

    E famo vince ‘na volta anche li cattivi.

    Anche se la Drupaceità non è cattiva.

    No.

    E’ diversa.   

    E’ drupacea.

   

Marco Corradi

 

NB: in tutta la storia, ogni riferimento a persone o cose realmente esistite è puramente casuale. Il Signore dei Tortelli è  protetto da ™, ©, ®, eccetera eccetera. Ringrazio chi ha scritto l’originale, Barella per il prezioso aiuto morale (tante palle per dire che non ha fatto un cazzo), il Sorlo perché esiste e senza di lui il mondo sarebbe diverso. Forse migliore. Ringrazio anche Dentato per l’ispirazione del Nano, Ghio, Jeeg robot d’acciaio, “PlayBoy”, Ligabue, i ravioli, Eminem, per vari motivi. Bossi perché senza sentire le cazzate che spara non saprei come vivere. I GemBoy perché sono il mio gruppo preferito (viva la musica demenziale!!!), i miei perché hanno permesso che 14 anni fa nascesse un capolavoro. La Juventus, la F.I.G.A. (Federazione Italiana Golf Amatoriale, cosa pensavate?), e infine SidVicious 85. Perché? Boh…

 

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