Resident Evil 4

Giocando oggi a capitoli di saghe di successo, ci si rende conto quanto ormai, nella maggior parte delle&hellip


Giocando oggi a capitoli di saghe di successo, ci si rende conto quanto ormai, nella maggior parte delle software house, siano sempre più rari il coraggio e la capacità di rischiare cambiando un franchise di successo e di quanto ormai prevalgano la diffidenza verso l'innovazione e la paura del cambiamento.
 
Fino agli episodi precedenti è sempre stato così anche per Capcom e il suo pargolo Resident Evil.
 Nulla avrebbe lasciato presagire che i veterani del survival horror intraprendessero una così radicale svolta come quella avvenuta per il loro più celebre franchise, che avrebbe avuto un sicuro successo anche se fosse rimasto una semplice riproposizione della grafica e del gameplay dei vecchi episodi.
 Già dai primi minuti di gioco si intuisce quanto questa volta per Leon sia una faccenda davvero seria: appena entrati nel villaggio non ci si troverà di fronte al solito vecchio stupido zombie, ma ci si troverà di fronte a un contadino armato di accetta.
 Capcom è riuscita nell'impresa di rivoluzionare e di far evolvere Resident Evil infondendole una ventata d'aria fresca, senza però stravolgere eccessivamente l'idea che, quasi 10 anni fa, ha gettato le basi del survival horror come lo conosciamo oggi.
 Ed è questo che Biohazard 4 rappresenta: un enorme gioco d'azione, un eccelso survival horror, che perde tutta la banalità dei vecchi episodi per rinascere, più intelligente e terrificante che mai.

L'Umbrella colpisce ancora? o forse no?



La trama di RE4 è semplice: non fa da colonna portante ma accompagna bene le fasi di gioco; è coinvolgente al punto giusto e si ricollega ottimamente ai vecchi episodi. Non mancano i colpi di scena.
 Tutto ha inizio nel 2004, 6 anni dopo la sterilizzazione di Raccoon City e il crollo della Umbrella.
 Leon Kennedy è entrato in un'organizzazione segreta volta alla protezione della famiglia del presidente degli Stati Uniti, quando Ashley, figlia di quest'ultimo, viene rapita.
 Fonti piuttosto attendibili parlano di un suo avvistamento in una località dell'Europa Centrale, dove sarebbe tenuta prigioniera.
 Inutile dire che sarà Leon a doversene occupare?

Niente più virus?



La svolta presa nel grande quadro di Shinji Mikami e Kobayashi, inizia già a mostrarsi dal pennello utilizzato: quando si dice che graficamente Resident Evil 4 è la miglior realizzazione tecnica di questa generazione, non si esagera.
 Nel mero aspetto tecnico. RE4 può vantare un enorme numero di poligoni per le ambientazioni e i personaggi: circa 10000 per Leon e personaggi importanti, 4000 per i nemici, tutto senza appesantire e/o rallentare l'esperienza di gioco; le texture sono di eccellente fattura in qualsiasi situazione, tra le migliori mai viste; lo stesso vale anche per i fondali, completamente in 3D.
 Se a ciò si aggiungono un anti-aliasing di eccellente qualità, una fisica impressionante (i capelli di Leon che si muovono mentre corre, le sue labbra screpolate dal freddo, bandiere e stendardi che si muovono secondo la direzione del vento, il fuoco che crepita, la pioggia battente), fondali dannatamente ben curati, una fluidità, una nitidezza e una pulizia d?immagine ineccepibili, il quadro è completo.
 La grafica di un gioco però ha bisogno anche di qualche altro fattore più 'psicologico' per poter raggiungere l'eccellenza: essi sono lo stile e la resa visiva, che costituiscono il legame che necessariamente deve nascere tra gioco e giocatore, perchè il gioco sia degno di nota.
 Inutile aggiungere che anche in questo campo RE4 raggiunge livelli più che soddisfacenti.
 Le baracche di El Pueblo sono sì rappresentate con un livello di dettaglio che sfiora la perfezione, ma soprattutto, anche quando sono desolate, mostrano la presenza della vita precedente di alcune persone, trasmettendo così un grande senso di angoscia e di tensione che va al di là della paura dei nemici e che da tempo sembrava essersi assopito nei vecchi episodi.
 La resa visiva è spesso ancora più sbalorditiva: memorabili alcuni scorci che capita di rimanere a guardare sin nei dettagli per diversi minuti: una vera gioia per gli occhi.
 Ovviamente non tutti gli scenari e le ambientazioni sono di uguale resa visiva e fascino, ma tutte si attestano su ottimi livelli.
 Dispiace forse un po' la poca interazione con la grafica stessa, ovvero il fatto che il devastabile negli scenari si limiti a qualche cassa o barile; ma è anche vero che le texture sono sempre diverse e tantissime, anche dove spesso forse non ci sarebbe tutto questo bisogno. L'espressività dei personaggi soprattutto durante alcuni momenti di gioco sono in assoluto tra le migliori mai viste, al pari solo forse con Zelda.
 D'altronde qualche difetto grafico esiste: oltre al fatto che per quanto ben curati i modelli poligonali dei contadini restino solo 5 o 6, a volte può far storcere il naso la compenetrazione poligonale, che a volte può far storcere un po' il naso, come quando Leon si ritrova ad attraversare inspiegabilmente qualche palo Ma anche questo influisce ben poco sulla qualità della grafica che se non raggiunge la perfezione quanto mai la rasenta.
 Insomma, la realizzazione tecnica di RE4 è esemplare e rimarrà un metro di paragone per i giochi del futuro, ma non solo per la grafica, poiché se è vero che il gameplay di un gioco rende al meglio quando è affiancato da una grafica all'altezza, lo stesso discorso vale anche per il sonoro.
 Il frutto delle fatiche di Capcom non riuscirebbe a ricreare un simile clima di tensione se non fosse accompagnato da un sonoro tanto azzeccato: i contadini non sarebbero così inquietanti se non gridassero e insultassero in spagnolo il protagonista; i combattimenti non sarebbero così tesi se un?apposita musica non mettesse alle corde il giocatore.
 E' a dir poco impressionante sentire i contadini che comunicano tra di loro a parole e a gesti appena si viene avvistati da uno di essi.
 Le musiche sono incredibilmente d'atmosfera e trasmettono varie sensazioni, che possono andare dal semplice coinvolgimento a una grande tensione.
 A tutti capiterà più di una volta di essere attraversati da un brivido lungo la schiena a causa di qualche motivetto particolarmente tetro.

Niente più zombie?



Se finora ho parlato solo dell?aspetto meramente tecnico di RE4, è per lasciare dopo il gameplay, che di certo non fa sfigurare lo straordinario aspetto tecnico.
 Perché, come in ogni gioco con la G maiuscola, il gameplay rappresenta necessariamente il fulcro del gioco stesso: RE4 è un capolavoro proprio perché rispetta pienamente questa regola.
 I comandi sono intuitivi e precisi, praticamente perfetti. La mira degli spari si determina grazie ad un comodo mirino laser e tiene estrema fedeltà alla realtà, dato che la mira un po' si sposta a causa del movimento della mano. I combattimenti contro i nemici sono frequentissimi, ma ogni volta si rivelano divertenti ed esaltanti come la prima, proprio grazie ai controlli, al raffinato sistema di combattimento e a delle animazioni spettacolari che scatenato un coinvolgimento pressoché totale.
 Persino i boss sono estremamente divertenti e la soddisfazione che si ottiene con la loro sconfitta è sempre alta. Non sono mai troppo difficili da sconfiggere: tutto risiede nel capire la tecnica giusta da utilizzare, dopodichè diventerà pura gioia imbottirli di piombo.
 I menù, la gestione di armi e oggetti sono estremamente comodi e funzionali: anche se forse si sarebbe potuta inserire la possibilità di cambiare più velocemente arma assegnandole allo stick C.
 Molte aspettative comunque, saranno rivolte verso l'aspetto più strettamente horror e viene spontaneo chiedersi se RE4 riesce a compiere la difficilissima impresa di ripetere ciò che il primo episodio fece circa 10 anni or sono. Ebbene, non solo ripete tutto ciò che di straordinario fece il capostipite della serie, ma getta per la seconda volta le basi per il survival horror di domani: in cui il male è più palpabile, è quasi un elemento a sé stante che si fonde col gameplay, rendendo un quasi normale gioco d'azione, una terrificante avventura al di fuori di qualsiasi schema finora mai provato.
 Molti si chiederanno se fa davvero paura e se riesce a ricreare davvero un senso di angoscia.
 Effettivamente non fa 'paura' ma più che altro scatena una tensione e una sensazione di oppressione, specialmente in alcune situazioni con degli scenari e delle colonne sonore veramente spettacolari nella loro obnubilante angoscia intrinseca.
 Ma nonostante questo, l?aspetto più evidente del pargolo Capcom è la natura prettamente ludica dell'avventura: in ogni situazione è chiaramente percepibile quanto, al di fuori della tensione, sia stato sviluppato per essere 'giocato', e tutto contribuisca al divertimento, puro e semplice.
 E' questa infatti la vera rivoluzione con cui Shinji Mikami, Kobayashi e soci ricostruiscono le fondamenta di un intero genere, a distanza di molti anni.
 Le chicche a livello di gameplay sono davvero tante: una delle più interessanti è sicuramente l'inserimento di alcune scene in cui è necessario premere uno o più pulsanti all'improvviso per salvare la pelle. Ciò implica un grosso aumento della tensione e del coinvolgimento, poiché il giocatore non può mai permettersi un momento di pace, neanche durante i video e le scene animate.
 Un altro fattore che contribuisce a rendere il gameplay di RE4 assai vicino alla perfezione, è l'estrema varietà, non solo delle locazioni ma soprattutto delle situazioni di gioco: gli strumenti da usare per far breccia negli schieramenti nemici, i mezzi da utilizzare per fughe e corse contro il tempo. Tutto questo fa sì che il gioco non diventi mai e poi mai ripetitivo o snervante: la difficoltà non è altissima ma il fattore sfida rimane intatto sempre, senza diventare mai frustrante.
 Anche perché i salvataggi ora sono gestiti in maniera diversa: si salva sempre tramite macchine da scrivere, ma gli ink ribbon non ci sono più e saranno presenti invece, frequenti 'check point' e ciò implica che non ci saranno più momenti iper frustranti in cui bisogna fare tante volte gli stessi punti, in caso di morte. Le due modalità aggiuntive sono estremamente giocabili e Mercenaries si dimostrerà molto più divertente che nei vecchi episodi, in cui vigevano controlli assai legnosi.
 La durata complessiva di tutta l'avventura si attesta lungo una ventina d'ore circa, e uno dei pochi rimpianti di questo gioco è che forse poteva durare qualche oretta in più, anche se la durata è di tutto rispetto, soprattutto se paragonata alla maggior parte dei giochi di oggi.
 In ogni caso si dimostra estremamente rigiocabile, al punto che molto probabilmente vi ritroverete a rigiocarci subito dopo averlo finito. Le modalità Ada Assignment e Mercenaries allungheranno ulteriormente il tempo di gioco offertovi dal titolo, soprattutto per chi si impegnerà a sbloccare tutti i segreti.

Niente più Resident Evil?



In conclusione, Resident Evil 4 si dimostra un must have per ogni possessore di Gamecube che si rispetti, in quanto uno dei migliori giochi non solo per esso, ma per questa generazione di console che ormai è praticamente giunta alla fine del suo corso vitale.
 Capcom costruisce nuovamente le basi per il survival horror del futuro, con una formula vincente che di sicuro sarà imitata abbondantemente nei prossimi anni, in attesa che il prossimo episodio surclassi quello che attualmente dimostra la realizzazione tecnica più impressionante mai vista finora e con un mix di azione, coinvolgimento e brividi abilmente orchestrato, si presenta come la più imponente e terrificante avventura ludica in circolazione. 

Scheda tecnica


Valutazione

Sonoro — 10
Grafica — 10
Giocabilità — 9.5
Longevità — 8.5

Totale 9.5


Condividi con i tuoi amici

Commenti

Al momento non ci sono commenti